C'era una volta, su internet, un power point con una simpatica storiella:
una ranocchia felicemente e inconsapevolmente immersa in un pentolone, dove l'acqua al principio era fresca e gradevole poi, a poco a poco, si riscaldava fino ad arrivare all'ebolizione e .. finalmente, a lessare la povera rana.
In buona sostanza questo racconto e' una descrizione retorica dell'uomo moderno, o post moderno, talmente inebetito da ritmi frenetici, mezzi di comunicazione, vincoli sociali, grandi fratelli, bifidus activi, gmail, iphone, etc.. da non rendersi conto che i massimi sistemi lo stanno manipolando o, per rimanere nella metafora, bollendo a bagno maria.
Bello, pero' manca un pezzo.
Infatti, credo che oltre ai limiti imposti da chi sta nella stanza dei bottoni - o dei fornelli -, ci siano anche quelli che mettiamo noi stessi. E per rappresentarli mi e' sempre piaciuta un'altra metafora. Quella della gabbia. Aperta.
Perche' finche' sei nella pentola, tipo la rana, non vedi cosa c'e' fuori e soprattutto non hai via di uscita. Invece nella gabbia decidi tu, di starci. Cioe', puoi rimanere prigioniero e godere dei vantaggi di questa condizione: vitto e alloggio in cambio di roccamboleschi numeri da circo, gite d'aria due settimane, o anche tre, all'anno, coccole e premi extra se ti comporti bene, e soprattutto, tanta compagnia. Chiaro che tra la fauna poi trovi chi ti piace e chi no ma, in ogni caso, ci devi convivere.
OPPURE, puoi prendere camel e barcheta e avventurarti nella giungla. Insomma, non te lo impedisce nessuno, la porta della gabbia e' aperta. Certo a quel punto il cibo te lo devi procacciare da solo, uno perche' non lavorando piu' per il circo non hai vitto e alloggio garantiti e due, perche' difficilmente avresti compagnia in questa avventura.
Naturalmente, godi della liberta' di mangiare cio' che vuoi, dove vuoi e quando vuoi. E pero' ti assumi anche il rischio di non buttare giu' nulla.
Hai il privilegio di cercare una occupazione alternativa al mondo circense ma sai anche di lasciare applausi - o fischi - del pubblico.
Infine, potresti emanciparti da coccole e premi extra di cui, col tempo capisci che puoi fare a meno - o anche no?? -.
In breve, la liberta' ha un prezzo. E non costa poco.
E' una scelta.
Gia', perche' anche rimanere dentro, non e' proprio gratuito.
Insomma l'importante e' essere consapevoli di dove si e', e soprattutto sapere che la porta delle sbarre e' sempre aperta, per lasciarci andare o permetterci di rientrare.
giovedì 24 marzo 2011
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2 commenti:
La gabbia puo' essere contestuale...ma anche mentale...in qualsiasi circostanza ci si trovi...nel circo o sul camel con la barchetta...l'importante è cercare di aprire le gabbie della mente...quelle gabbie o strutture che rischiano alla lunga, in qulasiasi circostanza ci si trovi, di farci perdere la consapevolezza del fatto che abbiamo sempre la possibilità di cambiare...Lo sfinimento, credo, non è lavorare per il circo...ma è credere che sia l'unica alternativa possibile e reale...Con la libertà di pensiero, invece, a volte nel circo ci si puo' anche divertire;)e magari ad un certo punto...anche lasciare quando il divertimento viene meno da troppo e lungo tempo...
Grazie franciska... con questo commento hai contributo ad allargare il mio pensiero :) come sempre del resto ...
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