venerdì 20 maggio 2011

delicatessen

Ci sono due cose , anzi tre che, da quando vivo in Spagna, aumentano il mio eloquio "diretto"

UNO
La mia ridotta capacita' linguistica. Per quanto ora parli meglio lo spagnolo, il mio lessico e' ancora un po' scarno.
DUE
L'influenza degli spagnoli. Per loro vale la regola del less is more, minima spesa massima resa. In poche parole.. poche parole.
TRE
La mia naturale tendenza ad essere diretta da sempre repressa causa insicurezza, timore di offendere, ferire e di perdere consensi.

Soprattutto alla luce dell'ultimo punto, sono contenta che questa mia delicatezza, francamente eccessiva, stia via via diminuendo a favore di una espressivita' piu' sincera.
Proprio rispetto a questo infatti, c'e' chi sostiene che si puo' dire tutto con dolcezza. E questo e' vero. Ma, se la comunicazione e' fatta di forma e contenuto, quanto e' piu' efficace se i due mondi coincidono?
E ancora, la forma puo' modificare il contenuto?

E con questo pensiero, retaggio di una scienziata della comunicazione in pausa di riflessione, vi invito a pensare a quanto la delicatezza possa rendere un concetto piu' lento, affettato e poco costruttivo ma, nello stesso tempo accessibile e facilmente assimilabile.
La domanda quindi e': la pratica di indoramento della pillola, arriva comunque dritta al punto o puo' genererare misunderstanding? Se l'obiettivo e' farsi capire.. l'altro, capisce?

Non so perche' mi sono svegliata facendo questa riflessione.
Magari perche' la gente di Bilbao e' ancora piu' diretta dei madrileñi.

O forse per le reazioni dei politici in merito al movimento 15M.
Oggi Zapatero ha detto: il ministero degli interni si comportera' in maniera intelligente e corretta.
Cioe'?
Cosa vuol dire, mazzate con il braccio destro invece che con il sinistro?
Oppure, non mi espongo perche' domenica ci sono le elezioni comunali e ancora spero che 'sti cristiani in piazza non demoliscano le poche speranze che ho di salvare la mia poltrona.

Magari sto confondendo la delicatezza con la falsita',
ma il passo e' breve.
La forma appunto, puo' infettare il contenuto.
Penso non sia piu' il momento di rendere i bocconi amari piu' digeribili.
E' il momento di chiamare le cose con il loro nome. Perche' solo quando le cose sono davvero chiare, si puo' iniziare a ragionare e a scendere a sani compromessi.
Por fin, auspico ad una rivoluzione calma e determinata, lucida ed educata.
Ma non delicata.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

brava!! bellissime riflessioni... evviva le persone dirette... è rispetto per gli altri non dare adito a fraintendimenti in quello che vogliamo dire... se poi si spaventano, pazienza... ma torneranno!

Anonimo ha detto...

mi piace la tua riflessione....condivido che le cose vanno dette in maniera diretta...certamente si capiscono più facilmente...molte volte per me è più facile essere delicatessen....poi ne pago le conseguenze, e da un pò x vivere meglio ho deciso di essere più diretto!!

GuAriAnna ha detto...

mi piace la questione del rispetto, non l'avevo mai vista da questo punto di vista.. quanto alle conseguenze della delicatessen concordo.. troppi dolci fanno male!

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