
E anche stavolta non mi sono persa Woody Allen.
Finalmente, venerdi' scorso ho apprezzato l'ultima commedia dell'inconfondibile e (in)imitabile - data l'interpretazione di Owen Wilson, probabilmente figlio illegittimo del regista - genio newyorkino.
La commedia ruota attorno al protagonista (Wilson nei panni dell'ormai troppo vecchio per recitare, Allen), scrittore talentuoso ma insicuro, che vorrebbe lasciare il mondo delle
series di Hollywood per dedicarsi al suo libro ma, continuamente scoraggiato dalla futura moglie e umiliato dalla famiglia di lei, preferisce non osare e riscrivere in maniera maniacale parti del manoscritto.
Fino a quando, durante un viaggio a Parigi con l'allegra combricola, una notte a mezzanotte, sale su un'auto anni ´20 che lo riporta direttamente a quegl'anni, rivoluzionandogli la vita e la considerazione di se'.
Tra un whisky e un bicchiere di vino chiacchiera con Scott Fitzgerald, Hemingway, Picasso e tutta la
culture che all'epoca gravitava attorno a Parigi, inebriandosi di donne romantiche e fascinose, e di carismatici letterati.
Il resto non ve lo svelo, scaricatevi il film o meglio ancora, andate al cinema... anche solo per vedere le scene iniziali, tributo alla
capitale française, sul grande schermo
.
Anche se non si tratta di un capolavoro da Oscar, tratta un tema interessante che e' quello dell'osannazione dei tempi passati, per certi versi considerati sempre migliori di quelli presenti.
Come ironizzavano quelli del TRIO
si stava meglio quando si stava peggio,
non ci sono piu' le mezze stagioni... e cosi' via, il passato ha un fascino regalato dalle foto in bianco e nero, un po' sbiadide e dai contorni opachi, dalle parole rassicuranti di un racconto, dalle pagine di un libro saggio e polveroso. Ha il richiamo insito della cosa che non si puo' piu' avere.
Nel film, il giovane scrittore americano anela agli anni '20 e, quando finalmente li
trova, si innamora di una donna dell'epoca che ambisce alla
Belle Époque. Quando poi, con roccambolesche avventure
raggiungono la fine dell'800, incontrano
Dégas e un altro pittore - di cui ora non mi ricordo il nome, ops.. - che rimpiangono il Rinascimento italiano.
La scena strappa ben piu' di un sorriso, nel mio caso direi anche una riflessione. C'e' sempre un luogo o un tempo dove pensi di poter star meglio ma, in realta' non esiste, anche solo perche' tutto nasconde il
rovescio della medaglia.
Quindi, bella, bella davvero la
Belle Époque, andare in giro a cavallo, le carrozze, il
Maxím e il
Moulin Rouge. Pero' ... vogliamo mettere un bel volo
low cost, economico, comodo e soprattutto rapido, che in poche ore ti porta a Parigi? Secondo me, pure
Dégas avrebbe apprezzato, altro che Rinascimento.