venerdì 28 gennaio 2011

cosa farne dei ricordi

SCENARIO.
Ieri ho ricominciato il corso di spagnolo. Serale, due volte a settimana. Arrivo e trovo due studenti, un francese e una americana, di Chicago. Ritrovo anche la prof che, per la parte di conversazione, porta un articolo sull'attentato ai treni di Madrid dell'11 marzo di qualche anno fa.. Gia', ma quando e' successo? In che anno? 2003 o 2004? Ci guardiamo e nessuno se lo ricorda, a differenza dell'11 settembre 2001, data che chiunque ha stampato nel cervello. Ovviamente, questo non puo' non essere oggetto di dibattito e partono teorie sull'attaccamento al paese da parte degli americani, sulla loro elaborazione/espressione del dolore, sulle motivazioni personali e politiche di questo continuo ribadire/ricordare l'accaduto and so on. Ad un certo punto, quando parliamo della grande manifestazione di piazza degli spagnoli contro il governo Aznar che aveva mentito per giorni dicendo che si trattava di un attacco dell'ETA - provocandone la conseguente caduta in favore di Zapatero - la tizia di Chicago scoppia a piangere. Non sopporta la menzogna, il falso storico. In America c'e' ancora chi sostiene che la guerra in Iraq sia una postuma conseguenza del 09-11, per ignoranza sicuramente o per cieca fedelta' ai governanti. Non sopporta che la maggioranza degli americani non si renda conto della manipolazione dell'accaduto e del fatto che, in USA, questo ricordo e' solo funzionale a mantenere vivo l'odio. Noi ricordiamo per perpetuare l'ira e la sete di vendetta contro chi ha commesso questo fatto. Questo e' un tema complesso che non si puo' esaurire in quattro righe e quindi mi chiamo fuori. Pero', prendo spunto da ques'ultima frase di Cris, perche' non mi ero mai soffermata sul "ruolo" dei ricordi. Infatti, ho sempre dato loro una valenza, per cosi' dire, positiva. Ma forse e' vero, se si ricorda solo per vittimizzarsi e per dire, io reagisco cosi' perche' in passato ho subito.. e bla bla bla.. allora e' meglio andare oltre e non ricordare proprio. Alla fine, a detta del francese, i transalpini con i tedeschi, dopo la seconda guerra mondiale, lo hanno fatto: hanno rievocato il passato, lo hanno elaborato e lo hanno superato, bypassando il rancore. Pero'... bentornata al corso, Ari..

giovedì 27 gennaio 2011

come sono gli spagnoli?

Qualche settimana fa una cara amica mi ha fatto questa domanda, curiosa di sapere quanto gli iberici siano simili a noi .. Dunque, stando a Madrid, posso parlare dei madrileñi perche', un po' come da noi, c'e' differenza tra uno di Cadice e uno di Bilbao. Insomma, sulle identita' regionali, tutto il mondo e' paese!
La prima cosa che ho notato degli abitanti di questa citta' e' che sono estremamente diretti. Se la retorica e' Made in Italy qui, devo dire, la sintesi regna sovrana. Anche nella grammatica, tanto che al corso di lingua ci hanno detto: il castellano si basa sulla massima che meno parole utilizzo per esprimere un concetto.. meglio e'. Ad esempio, le formule di cortesia non si usano quasi mai, niente condizionali o perifrasi. In sostanza al mercato se vuoi un kg di pere.. parti diretto con la richiesta "dammi un kilo di pere", senza vorrei, mi darebbe, nada.. Dimmi quello che vuoi e ti sara' dato. E poi te ne vai con un hasta luego, dopo aver pagato.. ovviamente.
Questo spirito pragmatico, che riguarda un po' tutta la penisola, qui e' accentuato dal carattere molto forte e deciso degli autoctoni. Al corso di istruttore infatti, piu' di una volta mi e' capitato di assistere a degli scambi di vedute tra alunni e professori che mi facevano pensare a litigi. In realta' si stavano solo confrontando.. si pero' ammazza come gridano!!

mercoledì 26 gennaio 2011

era ora...

direbbe qualcuno e magari pure io, dopo l'affermazione "ieri ho iniziato a lavorare!". Che poi, se lavorare (e dico se, perche' negli ultimi anni questa definizione vacilla) significa ANCORA prestare attivita' in cambio di retribuzione.. ecco, allora non lavoro. Io presto solo attivita', in altre parole ho cominciato la pratica come istruttore ... di nuoto. Due ore al giorno, tutti i giorni dopo i pasti. Il pomeriggio dalle 16 alle 18 seguo come un'ombra il malcapitato monitor assegnatomi e osservo come insegna a galleggiare ai bagnanti. Per ora ho tre corsi, uno con gentes majores e altri due con i bimbi. La prima lezione mi sono ripromessa di restare muta, un po' per vergogna della mia pronuncia - non so perche' ma mi scambiano spesso per rumena.. -, un po' per non turbare le colleghe che mi hanno accolto con finto entusiasmo precisando "sara' durissima che tu riesca ad essere integrata a lavorare qui dopo la pratica"... carineeeeee!!!
Ma la cosa veramente simpatica e' quando una bambina di 4 anni mi ha chiesto ma tu parli inglese?
e io, fiera, si claro... e lei ahh ecco perche', quando parli noi non ti capiamo! E allora decidetevi o inglese o rumena!!! Posso scegliere :)??? cattivaaaaaaa

lunedì 24 gennaio 2011

una mattina a radio deejay


Date le mie conoscenze all'interno della radio piu' ascoltata d'Italia, non potevo non andare almeno una volta nel santuario della radiofonia milanese. E quindi, settimana scorsa, durante il soggiorno lumbard, ho approfittato dell'invito della mia cara amica bionda e sono andata a conoscere i miei idoli. Devo dire che l'ho sempre ascoltata, come ho ribadito a tutti quelli che incontravo li' dentro portinaio compreso, ma mai come negli ultimi mesi di esilio volontario. Tutte le mattine mentre casalinguo a destra e a manca, infatti, mi connetto sul sito e ascolto la ciurma dj in streaming. Poche settimane fa ho scoperto di non essere l'unica. In un nuovo programma THE NETWORK chiamano, appunto, tutti gli espatriati per sentire le loro esperienze e far rosicare chi invece non si e' mai allontanato dalla gonnella di mamma' (per dovere o volere, of course). Comunque, tutto questo per dire che ultimamente la radio e' veramente una grande compagnia per me e quindi quando sono andata li' ero, come dire, un po' emozionata. Il fatto e' che sono regredita spaventosamente all'eta' prepuberale ed ero tutta un risolino e occhio lucido. Un po' imbarazzante.. ma il punto piu' alto della mia regressione l'ho toccato con Linus, quando dopo avergli ribadito io ti ascolto sempre (mamma che vergogna) e dopo esserci presentati, alla sua frase che mano fredda che hai con un ghigno acuto da dodicenne gli rispondo ehh sara' l'emozione... ero pronta ad uscire la macchina fotografica ma per fortuna qualcosa - l'amor proprio forse - mi ha fermata. Alla fine sono stati tutti carini da morire e stamattina, che sono di nuovo a Madrid e li sto ascoltando, mi sento un po' meno lontana. AAuuuuuuuuuuuu!!

venerdì 21 gennaio 2011

teatro in aeroporto

Se c'e' una cosa che non mi è mancata negli ultimi tre anni, sono i viaggi aerei che mi han permesso di individuare e riconoscere personaggi emblematici che, in situazioni normali non si noterebbero ma, in caso di disagi quali ritardi, cancellazioni, guasti, tirano fuori la loro indiscussa personalità e sbocciano come fiori a primavera. Eccone un esempio. Lunedi' arrivo in aeroporto e comunicano che causa nebbia il nostro volo slitta dalle 16,40 alle 18.00. Très bien... penso.. mi dò un'occhiata intorno ed ecco scatenarsi una pièce di teatro contemporaneo che solo nelle riunioni di condominio e alla Biennale di Venezia si possono ammirare. I personaggi di questa tragica commedia dell'arte sono: l'esperto, l'ansioso, il disperato, lo sprovveduto, il finto rilassato, il rassegnato, l'easy, l'ottimista, il realista e il surrealista.

L'ESPERTO. E' quello che all'annuncio di ritardo, gesticolando e parlando all'aria rompe il ghiaccio dicendo "eh no questo prima di 3 o 4 ore non parte vedrai.. come settimana scorsa, ormai tutte le settimane è cosi'". E con questa frase scandita ad un volume degno di un tenore sul palco de La Scala, si scatenano reazioni che vanno dall'occhio lucido alle telefonate compulsive, dagli sbuffi conditi di bestemmie alla stretta vigorosa di palle e altri raffinati scongiuri.
E' quello che in questa situazione gode di piu', perche' ha la possibilità di far sapere al mondo che nessuno come e piu' di lui "sa".

L'ANSIOSO. "Ommadonnasanta, cosa sarà successo??? Come mai parte dopo, ci sarà mica un problema tecnico e non ce lo dicono??" e con questa uscita emessa con un filo di voce tremula l'ansioso di distingue dagli altri. Eccolo con il capello scompigliato, lo sguardo perso e l'occhio pallato, non importa quanti aerei ha preso nella sua vita. Per lui volare è sempre come la prima volta: un incubo. Normalmente riesce a controllare la paura grazie a tecniche di rilassamento, respirazione, libri, musica, cibo, fino ad alcolici e farmaci nei casi piu' gravi. Il ritardo però distrugge quel sottile equilibrio che lo portava a credere che questo dramma sarebbe durato due ore in meno... E' quello che viene guardato con piu' simpatia e tenerezza dal resto dei passeggeri e che soprattutto scatena l'ego dell'esperto che a sua volta si sente autorizzato ad intervenire per rassicurarlo "ma no guardi, è sempre cosi'.. davvero. Pensi che una volta... ".. e parte il racconto.

IL DISPERATO normalmente scatta come un sasso lanciato da una fionda sbraitando alternativamente tre parole e quattro bestemmie "ma XXXX, adesso come faccio XXXX, XXXX, XXXX ho la coincidenza alle otto e mezza XXXX, XXXX". Un po' come l'ansioso suscita sguardi compassionevoli che però tendono piu' alla pena e la frase "poveraccio quello li'" echeggia in tutto il gate.

LO SPROVVEDUTO è come il disperato ma con la coincidenza alle otto e mezza da Bergamo. Roba che la perderebbe anche se l'aereo fosse in anticipo.

IL FINTO RILASSATO è un ansioso represso che, non solo non riconosce e accetta di avere paura, ma la cela dietro battute idiote del tipo "oh ancora un po' che ci fanno aspettare entro in prepensionamento" che, tra l'altro, generano solo occhiate di compatimento. Solo chi rientra nella sua categoria si lascia scappare una risatina e ribatte con una sterile "a me sono già venuti i capelli bianchi".

IL RASSEGNATO. E' colui che si lascia andare silenziosamente e progressivamente spegnendosi come il cerino di una candela, abbandonandosi alla poltrona senza lottare contro la noia leggendo, ascoltando musica, mangiando. Niente. Per lui non c'è piu' niente da fare se non ... aspettare.

L'EASY. E' quello che dove lo metti lo metti, non gli cambia un beato c"""o. Per lui essere a casa, in aereo, in macchina, seduto sul water è uguale. Basta che qualcuno si occupi dei suoi bisogni primari ed è contento cosi'. Generalmente rientrano in questo sottoinsieme i minori di sei mesi e i tossicodipendenti.

L'OTTIMISTA. Come non riconoscerlo.. e' quello simpaticamente spontaneo o spontaneamente simpatico, quello che tutti vorrebbero come vicino di posto. Tutti tranne l'esperto che, ovviamente, lo vive come una pericolosa minaccia. E' quello che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, che solleva il gruppo dicendo "vabbè dai facciamoci una birretta" e sfoderando gag che neanche Fiorello ai tempi migliori (questa è una esagerazione, anzi un' aspirazione... uno cosi' non l'ho mai incontrato ;))

IL REALISTA è quello che afferma con sicurezza al proprio compagno di viaggio "questa è veramente una rottura di palle, non ce la facciamo ad arrivare in tempo alla cena con Gianni e Pinotto, ora gli mando un sms.. a Gianni, e poi vado prendermi un giornale. Aspetta qui con i bagagli. C"""o."

IL SURREALISTA. Ultimo ma non per importanza e' lui, il surrealista, quello che a furia di guardare programmi come Misteri, Enigmi e il TG1 vede complotti ovunque. "Secondo me han dirottato un aereo e non vogliono dirlo. Ieri su Cosedellaltromondo ho visto... " E' difficile individuarlo perche' le sue perle di saggezza le riserva solo al fortunato compagno di volo che, se per caso non è appassionato come lui a Chi la visto e Lucarelli, puo' resistere fino a destinazione solo consumando quantità di alcool pari a quelle servite la notte di capodanno al Pineta.


Devo dire che mi sono divertita a stendere questa lista e riconosco che ho interpretato questi ruoli - tutti direi - molto spesso. La volta di cui mi vergogno di piu' è sicuramente quando ho fatto notare ad una coppia di isterici che con le compagnie low cost non si sceglie il posto ma che chi prima sale, prima si accomoda. E alla domanda come fa a saperlo? gli ho risposto viaggio una settimana si e una no e loro minkia oh, e' arrivata l'esperta!

lunedì 17 gennaio 2011


Tambien la lluvia, un film bellissimo, candidato all'Oscar, che spero arrivi anche in Italia. Passano i secoli e l'uomo e' sempre lo stesso, perche' la storia si ripete e la natura umana non cambia. Una ovvieta'? Pero', cazzarola, e' cosi'.. nel 1500 gli spagnoli in Bolivia a trattare gli indigeni come animali. E oggi ancora la solita domininazione dell'uomo bianco sull'uomo nero - mulatto in questo caso - per un bene primario: l'acqua. Che palle.. siamo davvero condannati ai nostri errori? Ma anche no, perche' il protagonista una evoluzione ce l'ha, da' la speranza che chi nasce quadrato qualche volta puo' smussare gli angoli e, anche se non diventa rotondo, almeno ci prova. E di questo, della possibilita' di cambiare, ne abbiamo bisogno.

domenica 16 gennaio 2011

educazione - 2. lo spogliatoio

L'educazione e' una cosa soggettiva? L'educazione e' una cosa soggettiva. Si lo so che l'ho gia' scritto ieri e non avete sbagliato post. Ci tenevo a ribadire il concetto, in questo secondo appuntamento del tema ... sapersi comportare. Negli estremi localizzazione/globalizzazione il bon ton si avvicina maggiormente al primo. Difatti, quanti di voi entrando nello spogliatoio della palestra, piscina, campo di calcetto salutano i presenti (sconosciuti, sottolineo)? La mia esperienza al Get Fit di via Piacenza a Milano, preceduta dalla meravigliosa avventura al Fitness First di Gallarate mi hanno sempre indotta a pensare che l'estraneo in mutande (nel migliore dei casi) non si saluta.. soprattutto quando lo vedi spalmarsi la crema vigorosamente su tutto il corpo. Ecco, qui a Madridddd no, si saluta ca##o! (detto alla Fabbrifibbra). Si entra nello spogliatoio e si dice Hola o Buenas (che sta per buenos dias) a CHIUNQUE e piu' di una volta se necessario. E idem quando si esce. Le prime volte che andavo in piscina e la Signora Meloni di turno con le pere al vento mi rivolgeva il saluto, devo dire che rimanevo un po' perplessa, poi ho capito, in un tripudio di Adios, ciao e hasta luego, che qui e' normale e da allora, ogni volta che varco la soglia del vestuario, son tutta un sorrisone.. chissa' se saranno loro quelle perplesse adesso.. mah...

sabato 15 gennaio 2011

educazione - 1. l'autobus

L'educazione e' una cosa soggettiva? L'educazione e' una cosa soggettiva. E aggiungo culturale, sociale, antropologica, sociologica e altre "gica" a piacere. E sto parlando della buona educazione, non della formazione dell'individuo - che pure aprirebbe un dibattito di "ica", "ismo" e suffissi vari. Ad esempio, qui a Madrid, si saluta quando si sale sul pullman... Quindi non vale se entri con il tuo musone lungo, dirigendoti come un falco verso il primo posto libero che trovi - per handy compreso, tanto se ne arriva uno mi alzo - barricato dietro il tuo free press e cuffie anni '80 - ora molto di moda - con Scissor Sister a manetta che sente anche il nonno sordo seduto al tuo fianco. No. Non vale. Innanzitutto, qui, ti metti in fila per salire. Non esiste che ti butti sulla porta semi aperta come un giocatore di rugby per entrare prima degli altri. Forget it. Ti metti sereno sereno dietro quello che e' arrivato alla parada prima di te e con calma sali sul mezzo. Con calma perche' chi non ha il biglietto lo fa sul pullman, talvolta intessendo una micro conversazione con il conducente. E nessuno bestemmia, no, italiani a parte, of course. Dopodiche', metti la testolina e il piedino sul gradino ed emetti un simpatico hola, corrisposto per lo meno dal pulmista e addirittura dal piu' vicino astante - puo' capitare, si', puo' capitare -. Continuando la gitarella in bus, se sale un membro appartente alla fascia di eta' 65 - 90 di colpo ti catapulti in posizione verticale sbracciandoti per segnalare all'etaterzista che gli lasci il posto - questo se eri seduto, senno' ciao -. Qualcuno dira', si ma questo anche da noi a Milano... mammammma figuratiiiiiiiiiiiii!!! Infine, se ti rivolge la parola - chiunque, non solo l'etaterzista - si risponde cortesemente e senza guardarlo come per dire questo non deve essere tanto a posto. Ecchiaroooo???

venerdì 14 gennaio 2011

A A A lavanderia cercasi

E quindi non era solo una mia impressione! Dopo aver cercato in google, paginas amarillas e todo Madrid senza risultati o pochi.. ho fatto delle indagini e ho finalmente scoperto che qui non ci sono lavanderie.. Avete presente le insegne "tintoria" che a Milano trovi ogni due metri? Ecco di metri, qua, devi farne parecchi prima di incontrarne una (approfondiro' la situazione nel resto del paese nei prossimi mesi) ... di tintoreria non ce ne sono! E quelle che ci sono, sono industriali. Percio' come fare a lavare i pantaloni del tailleur che se metti in lavatrice si scolorano e diventano piu' chiari della giacca - che per circostanze metti di meno - ? Ho individuato al Carrefour del mio quartiere una signora che si occupa del taglia e cuci, di fare orli, accorciare pantaloni, etc.. e offre un servizio di lavaggio e stireria. In sostanza a sua volta si rivolge ad un service che di mestiere lava e stira per alberghi, hotel, spa e compagnia cantante. Ma da questo disagio cosa se ne deduce.. che Signore e Signori, chi ha in mente di buttarsi nel mondo dell'imprenditoria, chi ha speso soldi in MBA, LIUC, IULM e altri acronimi, smetta di comprare Millionaire e venga qui a Madrid ad aprire una bella catena di lavanderie!! Il motivo per cui apparentemente non c'e' mercato e' che le poche che c'erano hanno offerto servizi di merda rovinando vestiti - cmq di bassa qualita', bisogna dirlo - perche' non lavati a secco.. generando lamentele nel migliore dei casi e denunce nei peggiori. (Fonte accreditata la signora di aghi e ditali di cui sopra). O' bisenes potrebbe essere quello di puntare su un target alto.. come l'unica tienda che ho trovato su internet.. ecco il link http://www.tintorerias-elcapricho.com/quienes.html
bello eh???

giovedì 13 gennaio 2011

canarias....sssss

Un bel Gran Can di sabbia su cui incidere tutti i desideri del nuovo anno... seeeeee


il cielo del primo giorno del 2011..

las canteras by night...

aspettando Los Reyes: Re magi - Babbo Natale = 3 -1 ...

stretching a la playa...


azzurro, il pomeriggio e' troppo azzurro...

le dune...


il faro...

il ritorno a casa...


puesta del sol...


32 denti.. 0 31??? Esselunga...

qui vediamo... la montagna...

il lago...


e le palme...

Queste foto con didascalia sembrano una brochure per promuovere Gran Canaria? yesssss ... Buon Annooooo

fino al 24 novembre: 9.393 visitatori