lunedì 28 febbraio 2011

a me mi piace...

scrivere. Ecco che liberazione l'ho detto!! Ma cosa? Una mail, il diario, la lista della spesa, un libro, un biglietto d'auguri...
Si perche' la scrittura e' ovunque e quindi..
di cosa mi piace scrivere?? di me, mi piace trasferire qualcosa di me..
E dove?
Direi al computer ma anche sulla carta, ad esempio su un taccuino o su fogli volanti. Una volta una mia amica ha scritto una lettera al suo fidanzato.. sulla carta igienica! Anche questa e' comunicazione! Ma partiamo dalla tecnologia, dal PC. Bhe'.. direi che il blog mi ha preso abbastanza. Raccontare le mie avventure, descrivere le persone che incontro, esprimere i miei timori, desideri, trasferire le sensazioni e le percezioni che provo qui a Madrid, mi aiuta ad avere uno sguardo esterno a quello che sto vivendo in prima persona.
E' veramente come un diario, e l'idea che possa essere condiviso mi gratifica ancora di piu'.
Poi ci sono le mail che, a differenza dei post sul blog, sono personali, dirette ad una persona. Sono come un dialogo in differita. Rispetto al blog, la mail e' piu' intima. Questo non significa che sia piu' vera, credo sia solo una questione di emotivita'. Difatti, nei post mi sento piu' equilibrata perche' mi affido all'ironia che mi porta a ridimensionare quando le emozioni mi sopraffanno.
E passiamo a Facebook. Da quando sono all'estero, lo uso per commentare,postare, taggare, caricare video.. lasciare un accenno di me. Mi sa tanto che sono in una fase tardissimo-adolescenziale, dove il bisogno di espressione della personalita' e' forte e variagato: puo' essere attraverso una foto, una lettera, un dipinto, un disegno, una maglietta. Non importa come venga fuori, ma algo tiene que salir (Freud stai calmo, riposa sereno, so gia' cosa potresti dire). E gli altri lo devono vedere. C'e' dell'esibizionismo, del protagonismo, dell'egocentrismo. Si, ci sono tutte queste cose insieme ad una bella dose di coraggio. Chiunque esprime se stesso, si mette alla merce' del giudizio altrui, che non sempre e' positivo e costruttivo. Ammiro da sempre gli artisti e li invidio, perche' l'urgenza di comunicare qualcosa per loro e' talmente forte da non far loro percepire il servizio enorme che stanno offrendo: dare agli altri uno specchio in cui riflettersi e osservarsi.
Ora sto provando a scrivere un libro. Ed e' difficile. Ma non per la struttura, la storia, i personaggi. E' difficile perche' un giorno ci credo e un giorno no. E quando e' no, non viene fuori nulla. Altro che urgenza insomma (al massimo ne subentra una di natura fisiologica). Ma anche qui penso sia sempre per la fase tardissimo-adolescenziale sopracitata.
E, infine, passiamo alla carta.. non solo igienica ma quella che si riferisce a fogliettini, bigliettini, diari iniziati e mai finiti, quaderni, taccuini, moleskine. Perche' ogni occasione e' buona per tirar fuori qualcosa. Puo' essere in treno, in metro, in aereo, etc.. La scrittura a mano e' viscerale, fisica. Si esprime con la gestualita' e con la calligrafia, non c'e' solo il contenuto ma anche la forma. E soprattutto c'e' energia, lo si vede da quanto si e' calcata la mina sul foglio, lo si sente dal fruscio della mano sulla carta, della manica che frega sul quaderno. E' una scrittura liberatoria, di pancia, senza controllo. E' quella a cui mi affido quando non voglio razionalizzare, ridimensionare. E in genere, rileggendo quelle cose, capisco molto piu' di me di quanto non riesca a farlo parlando e confrontandomi con amici e parenti. E dopo aver ricopiato tutta sta roba da un quaderno - stamattina il pc non funzionava - vado a mangiare che, insieme allo scrivere, mi da' un saaaacco di soddisfazione!!!

mercoledì 23 febbraio 2011

tenchiu'

veri veri mach.
Ed oggi vado a consegnare le carte per conseguire il mio meritatisssssimo brevetto da istruttore di nuoto. Il mese di pratica e' passato e adesso mi tocca cercare una piscina dove mentre insegno a nuotare possa guadagnare anche qualche soldino. Devo dire che lasciare la struttura di Fanjul, ridente quartiere dove tra l'altro vivo (eh si', si pronuncia proprio fanhul, con l'acca aspirata, in un mix di calabrese e toscano), mi e' dispiaciuto. Primo, per la vicinanza a casa - 5 minuti a piedi -, secondo, per i colleghi che, nonostante le distanze iniziali poi, si sono dimostrati molto disponibili - e infine, per i miei bambini. Bauuuuuuuu (n.b. espressione di tristezza profonda). Non l'avrei mai detto, e chi mi conosce lo puo' confermare, che mi sarei affezionata cosi' tanto a quei nani. Ma e' cosi', mi sono piaciuti subito. Dolcissimi, simpaticissimi, super entusiasti, allegri, divertenti. Non mi sono mai sentita a disagio e, anche se qualche volta non mi capivano e io non capivo loro, mi hanno accolto con un calore inaspettato. Non mi era mai capitato di avere a che fare con bimbi e un certo pregiudizio me li ha sempre fatti immaginare come dei piccoli rompiballe. Certo, sicuramente lo sono, pero' nei gruppi che ho seguito, ben sei, in nessuno ho pensato che palle!! Tutti mi hanno trasmesso delle emozioni very: da quello disperato perche' non voleva entrare in acqua, a quello che scaricava l'aggressivita' scagliando le ciabattine per terra .. per poi ridere satanicamente soddisfatto. Dalle bimbe super ruffiane - holaaa ariiiiiiii - a quelle frignone che si', quelle le avrei affogate senza sensi di colpa. E quindi grazie piccoli esseri, persone in miniatura, mi avete commosso e caricato ma soprattutto, avete reso questo mese il piu' bello da quando sono qui! hasta luegooooo!!!

mercoledì 16 febbraio 2011

domenica di sole.. attenzione all'accento














martedì 15 febbraio 2011

per vocazione ...

... o per dovere? Questo il tema di un bellissimo dossier che ho letto questo fine settimana sull'allegato de El Pais (http://www.elpais.com/articulo/portada/siente/atrapado/Trabajo/elpepusoceps/20110213elpepspor_6/Tes). Ultimamente, forse per la crisi, la carenza di lavoro, la crescente precarieta', leggo spesso articoli che parlano di rimettersi in gioco, di cercare la propria strada, di prendersi un periodo sabbatico. Probabilmente e' per dare una lettura positiva di una situazione oggettivamente deprimente come la disoccupazione. Fatta questa premessa, devo dire che, da disoccupata, le due pagine lette domenica mi sono suonate diverse e soprattutto hanno toccato delle corde vive. A parte le questioni del quando ti alzi la mattina sei soddisfatto di quello che fai? ti senti realizzato? quanto sei guidato dalla passione e quanto dal senso del dovere? etc.. che possono lasciare il tempo che trovano, mi e' piaciuto molto il concetto di vocazione e il suo significato, ovvero chiamata. Fermo restando che non tutti si possono permettere il lusso di scegliere tra il portare uno stipendio a casa e non morire di fame, e il mollare il lavoro aspettando che chiami qualcuno o qualcosa, di sicuro esiste una via di mezzo che e' quella di coltivare un talento, un dono che ci rende felici. E soprattutto utili agli altri. Si perche', e cito Seneca, dove talento e necessita' del mondo si incontrano, li' c'e' la vocazione. Mai come in questo momento e' ora di uscire dall'individualismo spinto e buttarsi un po' nella mischia. I fatti di cronaca, nostrani e non, parlano da soli. Per quanto mi riguarda, nel lasciare il lavoro e venire a Madrid, oltre che per stare con Alberto, ho sentito il bisogno di cercare la mia strada, tutto a livello personale e assolutamente legato solo alla mia di soddisfazione. Pensandoci bene, l'aggiunta dell'aspetto corale da' un sapore completamente diverso al cambiamento, lo carica di una responsabilita' - e di una forza - che non riguarda piu' solo l'individuo ma lo estende a tutti. Il mettersi in gioco comporta paure e insicurezze, ma il timore legato all'ignoto passa quando si entra in azione. E chissa' che passi ancora piu' velocemente se riguarda il bene comune. Propongo quindi una bella caccia a tesoro per cercare sogni, vocazioni, talenti e incito chi gia' li (ri)conosce, alla loro realizzazione ed espressione.. la comunita' li attende bisognosa!

lunedì 14 febbraio 2011

come diventare buoni...

e parafrasando Nick Hornby aggiungerei.. con se stessi. L'altro giorno parlavo con una mia carissima amica con cui mi diletto a filosofeggiare, psicanalizzare, imparanoiare.. insomma gran pajas mentales, come direbbe il mio fidanzato. E chi l'ha detto che la sega (mentale) sia distruttiva, in fondo l'esperienza - non diretta - mi fa pensare a qualcosa cmq di piacevole.
Quindi, spiegato il contesto.. posso lanciare il mio pensiero nell'etere. Non tutta ovviamente ma, buona parte della popolazione si ritiene solidale, aperta, buona (che bell'aggettivo) con il prossimo ma di contro lamenta poca solidarieta', apertura, bonta' da parte dell'altro. Allora a questo punto non mi torna il ragionamento, perche'... se tutti sono cosi' bbbuoni.. come e' possibile che non lo si percepisca? Bhe', a mio modesto parere, non siamo per niente dolci come lo zucchero. Quello che vedo e' un branco di stronzi impauriti e pieni di pretese verso il mondo. E perche'? Perche' non siamo buoni. Ok, questo l'ho gia' detto. Il fatto e' che non siamo buoni.. ma con noi stessi. Insomma se ognuno di noi pensasse onestamente, seriamente e responsabilmente alla propria felicita' credo che il mondo sarebbe migliore. Il cosidetto sano egoismo ridurrebbe le aspettative verso gli altri e indurrebbe a "dare" senza pretendere di "avere". Sempre questa mia amica mi ha confidato di essere convinta di tollerare di piu' i difetti degli altri che non i suoi; e di perdonarli piu' facilmente. Credo che dietro questa falsa bonta' ci sia semplicemte la voglia di essere approvati e assecondati. O magari la volonta'/illusione che se si comincia da fuori si possa arrivare a noi stessi. Quello che dico e' che non e' possibile , perche' se vale il concetto che gli altri sono uno specchio, se non amiamo noi stessi e' molto difficile amare qualcun altro e quindi perdonarlo. Parole d'ordine: sano egoismo, perdono e... un po' di relax.

domenica 6 febbraio 2011

aglio e cipolla


mercoledì 2 febbraio 2011

Nuove cose, incubi e Mourinho

Devo dire che da settimana scorsa i ritmi si sono accellerati... il nuoto, la casa, la scuola, la practica de monitor, il dentista (un classico ovunque vada, purtroppo per me), il corso di pittura e, ultima ma non per importanza, la vita di coppia. Insomma, non ci facciamo mancare nulla. Chissa' pero', se e' il mangiare troppo tardi la causa di alcuni incubi o se invece e' addirittura lo stress. Tutto quello che sto facendo mi piace, per una volta nella vita (no dai, forse anche piu' di una...) mi sembra di cogliere il momento presente, pero' non riesco a godermelo fino in fondo. E non consciamente. Nel senso che da sveglia, mi sembro superserry, invece da dormiente mi sembro una squilibrata... Chissa' se la ragione - nel vero senso della parola - stia nel mezzo. Il fatto e' che sono due giorni (premetto e chiedo scusa al pubblico maschile sensibile all'argomento... che sono quei giorni) che la mattina faccio dei sogni assurdi e soprattutto bruttissimi. Tipo oggi ho sognato, nell'ordine, che non riuscivo ad alzarmi dal letto e che quando sembrava ce la facessi, vicino a me c'era una barella; che avevo le visioni tipo schizzofrenica e le vedevo solo io confermando quindi la diagnosi e infine che entravano i ladri in casa ma per fortuna c'erano Marina Giordano e Franco Boschi (noti protagonisti della soap Un posto al sole - che non perdo neanche morta grazie a San Benedetto da Internet.. ) a proteggermi dagli intrusi. Dai cazzo, ma cos'e'? Allora, visto che ho amiche psicologhe amanti dei blog, le precetto tutte per spiegazioni e soluzioni - :) anche se, potrei azzardare un'ipotesi. Ansia. La solita vecchia amica con la A maiuscola, che non smette di accompagnarmi perche' proprio non ce la posso fare a non tenere le cose sotto controllo e a non sapere come andra' la mia vita. Si vabbe', ora sono contenta ma poi? E se un giorno volessi tornare a fare quello che facevo prima? E se desiderassi volver nel mio BEL paese? Capirete che le domande si sprecano e le risposte vacillano. L'unica cosa che so e' che ora devo andare dai miei "studenti".. che fanno tenerezza poverini mentre cercano di imparare a nuotare. E non parlo dei bambini, ma degli adulti! Mi tirero' su con loro e soprattutto con Mou stasera... e magari, quando ci guarderemo da mister a mister, capiro' un sacco di cose...

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