giovedì 30 giugno 2011

cocktail estivi


Immaginatevi di shekerare i paesini bianchi della Grecia, il mare della Maddalena, la macchia mediterranea di Carloforte, le colline delle Cinque Terre, gli ulivi del Salento e le spiagge delle Eolie.. les jeus son faits, le voilá Cap de Creus.
Promontorio catalano al confine con la Francia, tra Barcellona e Girona, questo piccolo angolo di paradiso ci ha accolti per il ponte di San Juan.
I fatti dimostrano che non siamo stati gli unici ad apprezzare la zona.
Gia' l'eccentrico e geniale Salvador Dalí negli anni Trenta ne aveva intuito il potenziale artistico e naturale, installandosi permanentemente a Portlligat.
Cosi' come lo chef di fama mondiale Ferran Adriá, negli anni Ottanta ha pensato bene di far sorgere qui El Bulli, uno dei piu' celebri ristoranti d'Europa - perche' non si viene solo a mangiare ma a vivere un'esperienza -.
Nel prossimo post aspettatevi le foto della casa dell'artista che, data l'amena dimora, proprio cosí pazzo non era. Quanto al cuoco invece, non aspettatevi nulla, le prenotazioni andavano fatte almeno un anno prima e, anche volendo portarsi avanti per il prossimo San Giovanni, tra un mese Ferran se ne va in vacanza prendendosi un periodo sabbatico.
E del locale cosa ne sará? Museo.
Giusto per non buttare via niente, del resto di cucina e maiali, il proprietario se ne intende.

























mercoledì 29 giugno 2011

pausa di riflessione

Quando le cose vacillano, la tendenza comune e' fare un punto della situazione.
Per individuare eventuali falle passate, presenti e, per prevenire le future.
Per correggere il tiro o anche solo per riprendere fiato.

Fermarsi. E Osservare.

Giugno, come Settembre, si sta dimostrando uno dei periodi piu' duri da quando mi sono trasferita qui. Con la differenza che la novita' porta con se' paure e timori ma anche entusiasmo, energia e adrenalina.
Ora, a distanza di dieci mesi dal mio arrivo, l'ebrezza del fare e disfare sta via via scemando.
Sono soddisfatta di quest'anno incredibile, rivoluzionario, sorprendente. Ma nello stesso tempo sono stremata, senza forze. Stanca.
Mi sento come se stessi arrivando alla prima tappa di un percorso di montagna.
Parete ripida e insidiosa, grande sforzo di concentrazione, equilibrio e lucidita' mentale.
Altezze vertiginose, puoi tornare indietro ma il dislivello ti porta a dire vado avanti.
E il dubbio si insinua Ce la faro'?
Durante la scalata ho assaporato paesaggi mozzafiato, visioni inaspettate. Ho scoperto una forza di volonta' che non avevo mai sperimentato. Mi sono concessa di vivere in maniera creativa, ricercando percorsi poco battuti, affascinanti e rischiosi al tempo stesso.
Ora pero' mi voglio riposare.
Non so nemmeno io facendo cosa. Probabilmente nulla.
Concedendomi di poltrire sul divano o semplicemente non pensando a cosa fare il giorno stesso, il giorno dopo e quello dopo ancora. Perche' quando non hai una routine, ogni giorno e' da inventare.
Vorrei andare oltre il senso di colpa che questo puo' provocarmi,
andare oltre il (mio) giudizio implacabile che rivedo negli occhi di chi si aspetta solo un MERAVIGLIOSO alla domanda come e' stare a Madrid? O di chi anelando ad un cambiamento, non riuscendo, sminuisce il tuo.
L'obiettivo delle mie vacanze sara' prendermi cura di me, curare le ferite di viaggio, mettere i piedi a bagno in un ruscello e finalmente fermarmi ad ammirare il paesaggio, compiacendomi della meta che ho raggiunto senza pensare subito, per una volta, a quella successiva.

giovedì 23 giugno 2011

voyeur

Letteralmente chi guarda e ama farlo.
E come si chiama chi guarda chi ama guardare?
No, non e' l'ultimo sketch di Vulvia su Rieducational Channel, ma una considerazione post visita della bellissima mostra fotografica Il Louvre e i suoi visitatori, organizzata a CASA AMERICA - istituto di cultura dell'America Latina, a Madrid -.
Autore delle foto, Alécio de Andrade, fotografo, poeta, pianista brasiliano residente a Parigi per quasi un terzo della sua vita. Appassionato d'arte, passa ben 2o anni - non a fare solo questo s'intende... - a osservare, scrutare e poi immortalare espressioni, gesti, attimi dei visitatori del celebre museo francese.
I suoi appostamenti, degni di un investigatore privato, han lasciato ben 12000 foto.
Ogni immagine ricorda una scena teatrale dove gli attori sono semplici turisti, curiosi, donne, uomini e bambini, sorpresi mentre ammirano un quadro, si riposano esausti o solo guardano imbambolati una statua.
Uno sguardo poetico, ironico che strappa il sorriso anche ai piu' seriosi - mentre passeggiavo nel centro sentivo risatine bisbigliate, non comuni in una sala espositiva - .
Non potendo caricarne 12000, vi invito a cercare le foto in rete.
Vi regalo pero' un piccolo assaggio,
accontentatevi e godetevi qualche scatto qui sotto.







mercoledì 22 giugno 2011

Ritorno al passato

E anche stavolta non mi sono persa Woody Allen.
Finalmente, venerdi' scorso ho apprezzato l'ultima commedia dell'inconfondibile e (in)imitabile - data l'interpretazione di Owen Wilson, probabilmente figlio illegittimo del regista - genio newyorkino.
La commedia ruota attorno al protagonista (Wilson nei panni dell'ormai troppo vecchio per recitare, Allen), scrittore talentuoso ma insicuro, che vorrebbe lasciare il mondo delle series di Hollywood per dedicarsi al suo libro ma, continuamente scoraggiato dalla futura moglie e umiliato dalla famiglia di lei, preferisce non osare e riscrivere in maniera maniacale parti del manoscritto.
Fino a quando, durante un viaggio a Parigi con l'allegra combricola, una notte a mezzanotte, sale su un'auto anni ´20 che lo riporta direttamente a quegl'anni, rivoluzionandogli la vita e la considerazione di se'.
Tra un whisky e un bicchiere di vino chiacchiera con Scott Fitzgerald, Hemingway, Picasso e tutta la culture che all'epoca gravitava attorno a Parigi, inebriandosi di donne romantiche e fascinose, e di carismatici letterati.
Il resto non ve lo svelo, scaricatevi il film o meglio ancora, andate al cinema... anche solo per vedere le scene iniziali, tributo alla capitale française, sul grande schermo.
Anche se non si tratta di un capolavoro da Oscar, tratta un tema interessante che e' quello dell'osannazione dei tempi passati, per certi versi considerati sempre migliori di quelli presenti.
Come ironizzavano quelli del TRIO si stava meglio quando si stava peggio, non ci sono piu' le mezze stagioni... e cosi' via, il passato ha un fascino regalato dalle foto in bianco e nero, un po' sbiadide e dai contorni opachi, dalle parole rassicuranti di un racconto, dalle pagine di un libro saggio e polveroso. Ha il richiamo insito della cosa che non si puo' piu' avere.
Nel film, il giovane scrittore americano anela agli anni '20 e, quando finalmente li trova, si innamora di una donna dell'epoca che ambisce alla Belle Époque. Quando poi, con roccambolesche avventure raggiungono la fine dell'800, incontrano Dégas e un altro pittore - di cui ora non mi ricordo il nome, ops.. - che rimpiangono il Rinascimento italiano.
La scena strappa ben piu' di un sorriso, nel mio caso direi anche una riflessione. C'e' sempre un luogo o un tempo dove pensi di poter star meglio ma, in realta' non esiste, anche solo perche' tutto nasconde il rovescio della medaglia.
Quindi, bella, bella davvero la Belle Époque, andare in giro a cavallo, le carrozze, il Maxím e il Moulin Rouge. Pero' ... vogliamo mettere un bel volo low cost, economico, comodo e soprattutto rapido, che in poche ore ti porta a Parigi? Secondo me, pure Dégas avrebbe apprezzato, altro che Rinascimento.

lunedì 20 giugno 2011

relazioni pericolose




Le cause che possono provocare la rottura di un rapporto sono tante,
ma non necessariamente legate ad episodi eclatanti come corna - cara, stasera non torno per cena abbiamo una conference call con la sede del Burundi alle 4 di mattina -,
pericolose menzogne - si mamma, Gianantonio e' un gran lavoratore #einvece e' uno scaltro trafficante d'armi -,
o costanti vizietti - Ermenegildo ultimamente e' un po' strano, passa tutto il tempo in garage e quando torna in casa ha gli occhi rossi.. dici che piange? -.
No,
i veri pericoli di una relazione sono le routine di tutti i giorni, dietro le quali si nascondono strategie ed omissioni che manco la CIA potrebbe architettare.

Ad esempio.

Amore, porti giu' TU la spazzatura?
invece di - bella la vita... e almeno stasera la spazza la porti tu che in casa ultimamente faccio tutto io e stai sicuro che se per una volta butti il sacco della monnezza non ti si sloga il polso -.

Oppure
Cara, decidi tu dove andare in vacanza quest'anno, per me e' uguale...
quando la frase completa sarebbe - cosí l'anno prossimo mi faccio quel viaggio con Alex che abbiamo programmato da secoli.

Naturalmente non sempre le strategie funzionano anzi, quasi mai... e proprio per questo si scazza.
Quindi, facciamocene una ragione e affrontiamo la coppia preparati.
Personalmente tra le quotidianita' piu' insidiose metto:

al primo posto - le pulizie di casa (e questo vale per qualunque convivenza che sia tra amici, coppia o famigliare),

seguite a ruota dallo shopping - dove il siii, ti sta bene compralo, detto con bava alla bocca,
e' il risultato nel caso di lui, di una continua lamentela di lei sul proprio corpo
no, mi fa troppo grassa
, no troppo scíura, no troppo sciacquina, nooo... e cosi' via.
Nel caso di lei, e' la conclusione un' estenuante lotta per portare a casa qualcosa che non sia un mix di colori da circo che neanche un daltonico metterebbe insieme.

Chissa' la lista sarebbe infinita e come dimostra la brillante tragicommedia della locandina i motivi per tirarsi i piatti e morire schiacciati da un lampadario non finiscono mai.
Diciamo che l'unione fa la forza, l'importante e' canalizzarla nello stesso senso e non, una verso l'altro... #teoriedicoppia

venerdì 17 giugno 2011

false friends

Ovvero Falsi Amici.
Espressione che di per sé puo' sembrare un ossimoro, se sono falsi... non sono amici ma, linguisticamente parlando, sono una minacciosa realta'.
Ieri stavo ascoltando un programma su radio DJ - via streaming, of course - e chiacchieravano su misunderstanding provocati da parole italiane che assomigliano alle inglesi ma con un significato completamente diverso.
Gli esempi sono tanti e guduriosissimi.
Alla maggior parte ormai non facciamo piu' caso, perche' entrati nell'uso comune, tipo:
rumor = pettegolezzo
o luxury alias lusso e non... lussuria.
Altri ancora non li usiamo correntemente in lingua italiana ma li abbiamo sentiti talmente tante volte che pure mi nonna - si fa per dire - li conosce, come:
accident che non e' una imprecazione ma un incidente,
oppure man che non e' mano, mess che non e' messa e cute che vuol dire figo.
E in spagnolo?
Non immaginavo ma, stando qui ne ho scoperti un bel po' de falsos amigos :
Magro vuol dire grasso,
Burro, asino,
Aceite, olio.
Caldo non si riferisce alla temperatura ma ad un intramontabile rimedio contro il mal di stomaco ... il brodo.
E, se al primo appuntamento, dopo un complimento galante affermate estoy embarazada, attente alla reazione di lui, perche' significa incinta.
Insomma, le insidie sono sempre dietro l'angolo in qualunque lingua e a chi dice che lo spagnolo e' uguale all'italiano chiedo di tradurre questa frase:

el policía ha esposado a la mujer mientras salía de la oficina

ah, senza usare il vocabolario, pero'!

giovedì 16 giugno 2011

in quei giorni...

che non hai niente da dire, bucatasi ("stai zitto" in dialetto bustocco).
E cosi' faccio io.
Nel tranquillo repulisti di questi giorni, ho recuperato qualche foto di Bilbao in notturna, fatte a Febbraio di quest'anno. A disfrutar...

Iniziamo dall' aperitivo che, anche lí , fa molto moda

con pinchos - i nostri stuzzichini -

e chacolí - un vino bianco del posto, legger/ fresch/buonissimo.

Poi a spasso nel barrio viejo per trovare un ristorante. Ma ci rendiamo subito conto che a Bilbao dopo le 10 di sera, non mangi da nessuna parte. Sigh.

Quindi gran foto e ... gran alcol, soprattutto.




Fino a quando non troviamo un centro culturale figo e.. chiuso per non so che cosa.
Ma per fortuna il bar terrazzo e' aperto. WOW.





E poi a nanna, nel nostr MAGnifico camper van. Buenas noches Bilbo.

mercoledì 8 giugno 2011

drama day

E' proprio vero che ci si abitua a tutto e solo quando non hai quel tutto o provi un altro sapore, ti accorgi che niente e' scontato o che ti stai perdendo qualcosa..
Oggi e' la classica giornata no, perche' chiamiamo le cose con il loro nome.
La drama queen che e' in me ha preso il sopravvento per uno spettacolo, gia' visto, ma che da un po' non era in cartellone.
Reduce da una bellissima vacanza con le amiche in Sardegna - parliamone - dovrei essere al top #einvece.
E invece, dopo aver rivissuto la magia della compa e del gruppo, stare qui a Madrid, sola, mi sembra insostenibile. So che sto scoprendo tante cose belle di me, che ho finalmente l'opportunita' di coltivare le mie passioni (di cui prima ignoravo l'esitenza), di stare con Alberto e di godermi il mio tempo.
MA.
C'e'un ma, perche' questa gioia non condivisa con i miei affetti, mi intristisce.
E lo so che c'e' il computer, skipe e i social network... ma dai, non e' la stessa cosa.
Sono nata nel '78 e le nuove tecnologie non mi hanno intaccato al 100% . E per quanto mi piacciano, nei rapporti umani mi riscopro assai tradizionale.
Lunedi' a pittura ho iniziato con i pastelli, dopo il carboncino e' il primo passo verso il colore ad olio. Bellissimo: sporcarsi le mani e mischiari i colori. Le cose non sembrano piu' o bianche o nere, o verdi o rosse, tutto si trasforma in una tonalita' nuova, unica.
Quanto vorrei ricreare queste sfumature anche nella mia vita.. mi pare impossibile o quanto meno difficile.
O sono qui, con il Niño facendo le cose che mi realizzano.
O sono in Italia, e sto con la mia famiglia e con i miei amici.
E considerato che il mio lui vive lo stesso copione con la sua di terra madtre, oggi la conclusione e' NO SOLUZIONE.
Ma domani e' un altro giorno e soprattutto rientro in patria.
Che dire? Faro' il pieno d'ammore e dato che sono un diesel ottimizzero' sui consumi. Mi sono abituata anche a quello.

martedì 7 giugno 2011

l'isola del tesoro


Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino.
Con questa indicazione si arriva agilmente all'isola che non c'e' ma, se si prosegue ancora un po', tenendo la sinistra ecco che ne compare un'altra di isola.
E li' sono stata cinque giorni, fuori dal mondo, immersa nel delirio collettivo di una vacanza con altre 13 persone.
Un piccolo universo dove finalmente, ho ritrovato il tesoro.
Mi mancava la sensazione di avere il baule d'oro e bronzi sempre a portata di mano,
sentire quanto sia rassicurante, accogliente e divertente.
Le battute, le risate, i giochi, le cazzate quando sono corali hanno un suono particolare,
tutto e' piu' saporito,
ognuno con il suo tocco speziato.
Un piatto che si gusta fino alle 4 di mattina e che non stanca mai, nonostante le facce del giorno dopo dicano il contrario.
E allora si dorme in spiaggia - o almeno ci si prova -,
si chiacchiera,
ci si confessa sperando che quello sdraiato sul telo mare vicino sia collassato davvero e non faccia finta.
E poi bagno freddo, si comincia di nuovo.. convinti che l'unione fa la forza.
Persi nelle strade attraversate da bianconigli, a cazzeggiare, cantare e molestare come se il tempo non passasse mai.
Infine, il viaggio, il braccio fuori dal finestrino e il gps in mano per ritornare verso la terra ferma. Dispiace lasciare l'isola ma, qualcosa dal baule l'ho preso e messo in valigia.
Allora basta un attimo,
guardi dentro e afferri quel pensiero che ti riporta in paradiso che,
se si cerca bene,
non e' vero che non c'e'.

fino al 24 novembre: 9.393 visitatori